Immaginate una storia classica, in cui un gruppo di persone si trova nei guai e non sa come venirne fuori. Grossi guai. Una storia carica di tensione in cui la domanda che il lettore si pone di continuo è: “Ce la faranno?”. Raise the dead è quel genere di storia. Lo conferma anche l’opinione di Max Brooks, autore di Manuale per sopravvivere agli zombie e dell’introduzione al primo volume: “A pagina 3 il mio atteggiamento era: ‘Mmm... promette bene’. Raggiunta la metà era più del tipo: ‘Ehi, aspetta un attimo...’ e, mentre si avvicinava la fine, ero in pieno: ‘No! Non andare là dentro! Cosa vi passa per la testa, coglioni!’.
Ero completamente preso: Raise the dead mi aveva portato proprio dove mi voleva”.
Raise the Dead è l’opera in cui gli sceneggiatori Leah Moore e John Reppion - in coppia nella vita e nel lavoro - coadiuvati dai disegni di Hugo Petrus e Guiu Vilanova fanno rivivere in versione fumetti il canone romeriano dei morti viventi, attualizzandolo e inserendo al suo interno alcune originali variazioni sul tema. Un gruppo di persone molto diverse tra loro si trovano al centro dell’apocalisse zombie e devono provare a sopravvivere. La furia omicida dei non-morti non risparmia nessuno e i più deboli sono destinati a soccombere. Il contagio dilaga e i superstiti iniziano a domandarsi se sia davvero tutto finito, se l’umanità si sia ridotta a sparuti gruppi di esseri umani malconci in balia della catastrofe o se ci sia una soluzione, un porto sicuro a cui approdare. Solo collaborando, fronteggiando i propri demoni, i propri limiti e le proprie virtù ognuno dei protagonisti potrà sperare di farcela. Per scoprire forse, alla fine, che ogni principio di distruzione o rinascita ha origine nel loro stesso cuore.
Una storia classica, che rispetta in maniera magistrale la lezione di George A. Romero: suspense, horror e lotta per la sopravvivenza. Una storia che morde, letteralmente.
Dopo uno scontro a fuoco, l’agente di polizia Dick Grincia si sveglia in ospedale, abbandonato dalla famiglia e precipitato nell’incubo di una terra invasa dagli... zombie!
Nel mondo che lo attende fuori, Dick nota che non ci sono persone per le strade e, grazie all’istinto da poliziotto, non gli sfugge nemmeno che i morti in circolazione sono molti più del solito. E alcuni – mmmmhh, strano – persino a piedi.
È la fine del mondo come noi lo conosciamo™ e l’unica cosa che resta da capire non è tanto se il povero Dick ce la farà a sopravvivere, quanto se riuscirà a ricongiungersi con la moglie Lucia che, credendolo morto, si è già data da fare con l’amico e collega Share.
Come dite?
Questa storia non solo l’avete già letta ma anche già vista in televisione?
Impossibile!
The Walking MAD! è una nuova e divertente serie firmata dall’artista spagnolo José Miguel Fonollosa (in Italia magari qualcuno ha letto il suo bellissimo Il Viaggio di Darwin, pubblicato in tre volumi da Planeta/De Agostini) nonchè un’esilarante parodia che omaggia in modo originale la zombie-saga a fumetti più famosa di tutti i tempi (sappiamo tutti di QUALE stiamo parlando, vero?).
Per darvi un'idea, in The Walking MAD! (che poi, a dirla tutta, in originale, si intitola Los Muertos Revivientes) i non-morti ballano, nel momento del pericolo Spiderman fa una comparsata, la prima persona che Dick incontra al risveglio è una grassottella infermiera incazzosa che smitraglia all’impazzata e le portinaie zombie sono la minaccia più pericolosa da affrontare (anche se morte, loro non dimenticano che siete proprio voi quelli che camminano sul pavimento ancora bagnato).
Jiro vive a Manhattan, ama i vecchi film di samurai ed è il più abile e pericoloso dei guerrieri Bushido formati nella scuola di spada KoZu.
Jiro, come molti altri orfani, è stato cresciuto in un dojo clandestino per diventare un samurai al servizio della Yakuza. Per questo, ogni sera, è costretto a battersi all’ultimo sangue, incrociando la spada con altri come lui solo per il divertimeno di ricchi uomini d’affari giapponesi che scommettono sull’incontro. Ma la scuola di KoZu è un’organizzazione senza scrupoli. Una volta ribellatosi, Jiro dovrà sfidarla per riavere la propria libertà e vendicare il fatto di sangue che lo ha reso un rinnegato.
Dal co-creatore di Powers e premio Eisner Michael Avon Oeming, una storia di samurai, vendette onore e tradimenti, un noir contemporaneo con il ritmo di un film di Hong Kong.
Secondo Mike Meyers (autore della prefazione al volume) "Bastard Samurai è Akira Kurosawa con un tocco di Kenji Misumi. È Kyoshiro Nemuri con l'aggiunta di un pizzico di zen. È Wong Kar-wai scolpito dalle luci di Johnny To. È Ideo Gosha contro Kihachi Okamoto in uno scontro all'ultimo sangue. È ciò che avviene quando il fan incontra lo Shinto".
Siete tra coloro che si chiedono cosa fanno i giocattoli quando non ci sono esseri umani nei paraggi? Allora questa è la serie che fa per voi. Con un’avvertenza per i genitori: dopo averla letta, non riuscirete più a lasciare a cuor leggero vostro figlio nella stessa stanza col pupazzo di Spiderman o in compagnia nel nerboruto e furente modellino di Hulk: sarebbe diseducativo. Twisted Toyfare Theatre, piovuto nel catalogo saldaPress per gettare lo scompiglio nel serioso mondo del fumetto istituzionale, è una cura contro malinconia e carenza di senso dell’umorismo. Uno spettacolo geniale, irriverente, spassoso e brillantemente volgare che mette in scena un teatrino di super-marionette: le action-figures dell’immaginario contemporaneo. Supereroi Marvel, personaggi di Guerre Stellari e Star Trek, protagonisti di serie culto degli anni ’80 tra cui CHIPs e Hazzard, i Puffi, He-Man e altri ancora riuniti tutti insieme a Megoville (in barba al copyright) per farvi morire dalle risate. Non ci credete? Va bene, allora trovate un altro posto in cui Mr. T vi insegna come pimpare i vostri giocattoli, Iron Man è tanto alla frutta da farsi aiutare da Hulk a risolvere una volta per tutte i suoi problemi con la bottiglia, il film dei Pokémon viene candidato agli Oscar e l'Osservatore vorrebbe tanto dirvelo che quei jeans li state pagando troppo ma… non può interferire!
“Scommetto che molti di voi la prima volta che hanno visto questo libro l’hanno tirato giù dallo scaffale, hanno cominciato a sfogliarlo chiedendosi ‘E questa che c@##* di roba è?’. In copertina c’è una gran gnocca, ma dentro ci sono un sacco di animali parlanti. E altre gnocche. E un maiale che si scola una birra dietro l’altra. E ancora gnocche. E un macaco (in realtà sarebbe uno scimpanzè, ma chi sono io per correggere il genio?). Che è poi quello che dovrebbe disegnare tutta questa roba”. Chi l’ha detto? Jeph Loeb, uno dei migliori sceneggiatori di comics a livello mondiale (Batman: Hush, Spiderman: Blue, Daredevil: Yellow, qualche episodio di Smalville e Lost, robette così). Quella di Loeb è una sintesi estrema e azzeccata dell’universo che Frank Cho ha condensato in Liberty Meadows: le spassose avventure di una serie di personaggi improbabili che si muovono all’interno di una riserva naturale, un rifugio per animali feriti, maltrattati o scacciati dal loro ambiente naturale e che lì, a Liberty Meadows, vengono curati e accuditi. I due protagonisti sono Brandy, la bella psicologa degli animali, e Frank, un dottore timido e insicuro innamorato di lei. La loro contrastata love-story fa da contrappunto alle esilaranti vicende di alcuni funny animals tra i quali Dean, un maiale tabagista, Leslie la rana-toro ipocondriaca, un’anatra più ingenua di Forrest Gump di nome Truman, Ralph l’orso nano e tanti altri ancora (tra i quali il macaco-autore).
Uno dei maggiori pregi della serie è la straordinaria qualità del disegno di Frank Cho, capace di passare dal segno realistico di alcuni personaggi (gli esseri umani) a quello caricaturale di altri (gli animali). Una versatilità rara, che fa di Liberty Meadows un unicum nel panorama del fumetto internazionale.